GB opera Emanuele D’Aguanno: Bellini, Donizetti, Rossini

Un certo numero di uscite discografiche – in questa sede si è già parlato della ristampa del recital Decca di Ugo Benelli – ha riportato una certa attenzione sulla lirica da camera italiana del primi decenni dell’Ottocento. La produzione cameristica della triade Rossini – Bellini – Donizetti è protagonista anche di questo CD affrontato dal giovane tenore Emanuele D’Aguanno accompagnato al pianoforte da Charles Spencer. Il confronto con Benelli è al riguardo interessante a testimonianza di un’evoluzione e di cambiamenti di gusto nell’approccio a questo repertorio. Il giovane tenore non può certo sfoggiare l’incanto timbrico del suo predecessore ma dispone di una voce comunque piacevole e molto musicale sostenuta da una dizione esemplare capace di rendere intellegibile ogni singola parola, elemento quanto mai importante in questo tipo di composizione. Esibisce, inoltre, un approccio interpretativo che tiene conto dell’approfondimento che gli ultimi decenni hanno portato alla conoscenza del mondo musicale italiano di quel periodo. La prima parte del programma è dedicata a Bellini del quale è posta in apertura una delle varie versioni di “Malinconia, ninfa gentile”; D’Aguanno opta per una versione meno nota in cui al lirismo di fondo si affianca un sorriso più leggero e ironico che il brillante pianismo di Spencer evidenzia al meglio. Alcune delle composizioni belliniane richiamano molto da vicino le atmosfere delle opere del compositore catanese come “Vanne, o rosa fortunata”, che non si farebbe fatica a immaginare sulle labbra dell’Elvino de “La sonnambula”, o “La ricordanza”, molto prossima al clima espressivo de “I puritani”. Completano la parte belliniana del programma la celebre “Vaga luna, che inargenti” e un’ampia scena “Torna, vezzosa Fillide” che, su un testo di matrice ancora prettamente arcadica, sviluppa un accompagnamento musicale di particolare brillantezza e di gusto ancora tutto rossiniano anche nel trattamento della vocalità.
Sono cinque i brani scelti di Donizetti: il primo “E’ morta” è un brano di schietto sapore teatrale aperto da un declamato austero e solenne, quasi in funzione di recitativo cui segue un ampio andante. Di fronte a una grande scena lirica priva solo della cabaletta, come ci appare questa pagina donizettiana, la voce di D’Aguanno mostra ancora una non piena maturazione per questo tipo di scrittura più drammatica e appassionata. Più a suo agio il tenore risulta nell’intenso lirismo di “Amore e morte” anch’essa non priva di collegamenti con lo stile operistico del maestro bergamasco. La composizione più interessante fra quelle proposte è forse la lunga ballata romantica “Il pescatore” caratterizzata dall’interazione di tre personaggi che si esprimono su diversi registri espressivi, il narratore che canta su un ampio declamato, il pescatore dall’intenso lirismo e la ninfa del lago il cui apparire trascina il brano verso un’autentica cabaletta; in quest’occasione va riconosciuta a D’Aguanno una notevole capacità espressiva nel differenziare i vari personaggi e le varie situazioni. Forse meno originale, la parte rossiniana, composta da soli quattro brani tutti relativamente noti con la famosissima “L’orgia” in chiusura, si segnala per l’attenzione interpretativa da parte di entrambi gli esecutori che rendono ottimamente il senso di ebbrezza crescente sia nel canto sia nell’accompagnamento pianistico. Gli altri brani rientrano nelle sperimentazioni espressive su testi metastasiani. Essi vanno dalla scanzonata ironia di “Il rimprovero”, che rilegge con leggerezza i languori del testo poetico, all’asciutta essenzialità di “La partenza” di un’intensità quasi romantica. Sono questi brani in cui D’Aguanno si segnala per grande pulizia e rigore stilistico.